L’impatto e le conseguenze del Covid-19 sulla salute mentale

Il 30 gennaio 2020 l’OMS ha dichiarato l’epidemia di Coronavirus in Cina e l’11 marzo 2020 il Direttore Generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus ha definito la diffusione del Covid-19 una pandemia diffusa in tutto il pianeta.

L’Italia inizialmente è stata chiamata a difendersi attraverso un periodo di lockdown totale, ovvero un periodo di isolamento forzato in cui le autorità politiche hanno disposto la chiusura della maggior parte delle attività e servizi, hanno chiesto alla popolazione “di restare chiusa in casa” ed hanno prescritto alcune misure individuali di protezione nelle situazioni in cui era necessario uscire per comprovate esigenze, ossia per esigenze di lavoro, motivi di salute, o altri motivi previsti dalla normativa.

Questa situazione ha portato molte persone a provare confusione, smarrimento e destabilizzazione, perché costrette a dover cambiare drasticamente la quotidianità, le abitudini e per l’improvvisa sospensione della loro funzionalità in ambito sociale e lavorativo. Oltre al Coronavirus correva e corre tuttora, anche il virus della paura di essere contagiati o di diffondere il contagio alle persone care o a altre persone.

Numerosi studi mostrano significative ripercussioni della pandemia sull’equilibrio psico-emotivo e relazionale della popolazione, associato alla paura di malattia.

Il Dipartimento di Salute Mentale dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” ha coordinato uno studio, a cui ha partecipato il Centro di Riferimento per le Scienze Comportamentali e la Salute mentale dell’Istituto Superiore di Sanità, con l’obiettivo di valutare le aree del funzionamento psicosociale, tra cui la presenza di sintomi dello spettro ansioso-depressivo, ossessivo-compulsivo e post-traumatico da stress. I risultati, ottenuti su un campione di 20.720 partecipanti, evidenziano che durante il lockdown sono aumentati i livelli di ansia, depressione e sintomi legati allo stress, soprattutto nei soggetti di sesso femminile. Inoltre, la durata dell’esposizione al lockdown ha rappresentato un fattore predittivo significativo del rischio di presentare peggiori sintomi ansiosodepressivi.

(Fonte web: epicentro.iss.it – L’impatto della pandemia COVID-19 sulla salute mentale:
l’impegno in ISS – Testo scritto da: Sonia Brescianini, Gemma Calamandrei, Francesca Cirulli, Antonella Gigantesco, Emanuela Medda, Gabriella Palumbo, Angelo Picardi, Maria Antonietta Stazi e Aldina Venerosi – Centro di riferimento per le scienze comportamentale e la salute mentale, ISS).

Paradossalmente le persone che già soffrivano di disagio psicologico per ansia, depressione o di altre problematiche psicologiche, in questo periodo stavano meglio.

Le persone già con fobia sociale presentano ansia nell’esporsi di fronte agli altri per paura di essere osservate, di avere segni visibili, ossia di diventare rosse in volto, di tremare, di sudare o di rimanere in silenzio e quindi di ricevere giudizi negativi. Percepiscono un senso di inadeguatezza, paura di non potercela fare, paura di non essere all’altezza delle situazioni e presentano insicurezza e sfiducia nelle proprie capacità e nelle relazioni sociali.

Secondo la Psicologia Clinica Strategica (Prof. Giorgio Nardone), le tentate soluzioni che vengono messe in atto dalle persone che soffrono di fobia sociale, per diminuire i sintomi d’ansia, consistono nell’evitare attivamente le situazioni, le relazioni sociali o di affrontarle con intensa paura e ansia.

Pertanto nel periodo di isolamento forzato, le persone che già soffrivano di queste difficoltà hanno vissuto la quarantena con una diminuzione dei sintomi. Per questa ragione, se da una parte l’isolamento forzato ha permesso loro di vivere con maggior serenità rispetto a queste problematiche, dall’altra potrebbe aver rafforzato la loro incapacità ad affrontare le situazioni sociali, potenziando fobie e insicurezze, quindi peggiorando il problema.

L’attuale fase di emergenza sanitaria è caratterizzata sia dalla convivenza con il Covid-19, sia da interventi di immunizzazione e prevenzione alla salute mediante la vaccinazione di massa e contestualmente prevede la necessità di uscire per svolgere le attività lavorative, con le misure di protezione e sicurezza. Questa situazione può generare nelle persone stress, ansia, depressione e difficoltà a gestire la “nuova normalità”, mentre nelle persone che soffrono di fobie sociali può provocare una forte ansia o paura intensa ed in alcuni casi tale condizione può sfociare nel panico.

Oltre a ciò durante la pandemia la persona cara muore senza la presenza dei familiari e l’elaborazione del lutto diventa maggiormente difficile per il senso di isolamento sociale e solitudine.

La Psicologia Clinica Strategica si è dimostrata efficace rispetto a problemi di depressione, ansia, paura, panico, fobie, elaborazione del lutto e attraverso tecniche specifiche, la reale risoluzione dei problemi avviene in tempi brevi, quasi sempre entro le dieci sedute.

Dott.ssa Gabriella Dal Monte
Psicologa
2° LEVEL MASTER in CLINICAL STRATEGIC PSYCHOLOGY – Strategic Therapy Center S.r.l. – Change Strategies School of Management, Research and Clinical Institute Strategic Consulting Business Research And Development Arezzo – Italy

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